LA CASA SUL NILO: la recensione del romanzo di Denise Pardo
André Aciman ha definito La casa sul Nilo di Denise Pardo «lo straordinario libro di una famiglia ebrea che fu costretta a lasciare l’Egitto. Questo è il lessico famigliare di Natalia Ginzburg, ma in una vena differente e più audace». Edito da Neri Pozza lo scorso ottobre, è una lettura da inserire subito nelle vostre wishlist: ecco la nostra recensione!
Di precipitosi abbandoni e grandi cambiamenti
Che cosa può provare Denise, allora bambina di sei anni quando la vita che ha condotto fino a quel momento cambia repentinamente e lei e la sua famiglia si trovano a vivere in un nuovo mondo, totalmente diverso da quello che hanno lasciato? Un precipitoso abbandono del paese dove è nata, l’Egitto degli anni ‘50, della città, il Cairo, dove è vissuta felicemente sino a quel momento, nella bella casa su un’isoletta del Nilo, l’ha portata in Italia, patria di suo padre e in un’altra città, Roma.
Il nuovo regime instauratosi in Egitto dopo la caduta della monarchia a poco a poco ha reso sempre più difficile la vita per gli stranieri che avevano scelto di vivere al Cairo, facendone una delle più cosmopolite città del mondo.
Una città sempre in movimento
Una città dove la vita, per tanti inglesi, francesi, ma anche italiani – come la famiglia di Denise – e mediorientali, di culture e religioni diverse, era estremamente piacevole. Ricchi imprenditori, commercianti, ma anche diplomatici e avventurieri di ogni sorta, conducevano una gran vita di società, nei lussuosi caffè, nei teatri, nei grandi alberghi, nelle splendide residenze private spesso, come quella di
Denise, in tranquilli quartieri residenziali su una delle isolette del Nilo. Lontane dal brulicare di una città sempre in movimento, babele linguistica dove sentivi parlare non una ma cento lingue diverse, e spesso addirittura potevi sentire discorsi in francese intercalati da termini arabi o inglesi o italiani. E anche yiddish, perché c’erano pure molti ebrei (come la famiglia di Denise).
Ora, per la bambina , tutto questo è diventato di punto in bianco solo un ricordo.
Diversi colori, una diversa luce, un diverso vento
Certo, anche a Roma il cielo è azzurro, ma la luce del Cairo era tutta un’altra cosa, perché il Cairo nel suo ricordo era una città “gialla”, mentre Roma le appariva semplicemente “bianca”. E poi la gente a Roma parla una sola lingua, a lei totalmente estranea, e veste nello stesso, identico modo.
Non ci sono gli intensi colori del Cairo, né i cibi che ha conosciuto finora. Qui non c’è quel tremendo vento africano che ogni anno, per quaranta giorni portava al Cairo tremende tempeste di sabbia. A Roma c’era il ponentino, un piacevole venticello che poteva ricordare la brezza gentile che nelle notti cairote spirava dal Nilo.
Una casa che non sa di casa
Spaesamento, disagio, paura, senso di lacerazione, nostalgia: questi i sentimenti che la bambina si trova a provare. Si sente perfino “esotica” in un paese, l’Italia, pieno di prevenzioni. E capisce che la sua “diversità” di lingua, religione, provenienza, la mettono in un angolo, lei che fino a quel momento si era sentita
uguale agli altri nell’Egitto cosmopolita. Un buco nero nel cuore che anche col passare degli anni l’autrice non riuscirà, a suo dire, a colmare del tutto.
Un ruolo da protagonista al Cairo
Denise Pardo, giornalista, ci presenta in questo suo primo romanzo-memoir un’ottima rievocazione di un mondo ormai scomparso.
Per farlo, ricostruisce per noi la vita dei suoi genitori e delle loro tre figlie, dei nonni, degli amici che popolano il loro mondo cairota. I personaggi sono resi con immediatezza, precisione, ciascuno con le sue caratteristiche, pregi e difetti che li rendono indimenticabili. E parallelamente, corre la vita tumultuosa dell’altra grande protagonista, la città del Cairo.
Certo, è il Cairo degli europei, nulla ci viene raccontato della popolazione indigena, che rimane relegata in un’altra parte della città, lontana da quella dove vivono gli stranieri.
Un paese da restituire, ma da non dimenticare
Gli egiziani che veniamo a conoscere sono essenzialmente i fedeli servitori della famiglia di Denise, quelli che in certi casi hanno addirittura un sentimento di affetto e protezione nei confronti dei loro padroni. Quelli che, una volta partite le famiglie che hanno servito per tanti anni, potrebbero essere perseguitati dal nuovo regime in quanto, appunto, collaboratori dei tanto odiati occidentali. Quegli occidentali che sono stati in un certo senso i veri padroni del paese per tanti anni, che vi hanno lavorato e dato lavoro, e che hanno imparato ad amarlo in tutti i suoi aspetti.
La Storia, però, non perdona: l’Egitto dovrà essere reso agli egiziani. E per Denise e le sue sorelle, tornate per sempre in Italia, i ricordi di un tempo felicissimo a poco a poco si faranno sempre più labili, lontani, ad esclusione della luce della luna sopra le Piramidi. Quella non potranno mai dimenticarla.
LA CASA SUL NILO di Denise Pardo (Neri Pozza) è in libreria.