BORROMINI E BERNINI. Sfida alla perfezione
Diretto da Giovanni Troilo su soggetto di Luca Lancise, BORROMINI E BERNINI. SFIDA ALLA PERFEZIONE è prodotto da Sky e Quoiat Films e distribuito da Nexo Digital all’interno della stagione della Grande Arte al Cinema. Arriverà nelle sale il 15, il 16 e il 17 maggio 2023.
La rivalità artistica più famosa della Storia
BORROMINI E BERNINI. SFIDA ALLA PERFEZIONE è il racconto della rivoluzione architettonica di un genio solitario che cambia per sempre l’aspetto di Roma attraverso una sfida personale alle convenzioni e ai pregiudizi. Con l’umiltà di apprendere dal passato per inventare il futuro, con il coraggio di portare avanti un’idea pagandone il prezzo fino in fondo.
Lo stile di Borromini è riconoscibile, eccentrico, diverso: si distingue da quello dei contemporanei e trasuda un’austera autorità spirituale, con perenni allusioni che evocano l’infinito. Ma questa è anche la storia della rivalità artistica più famosa di sempre, quella tra Borromini (1599-1667) e Bernini (1598-1680).
Ed è soprattutto la storia della rivalità di Borromini con sé stesso. Un genio talmente legato alla sua arte da trasformarla in un demone che lo divora dall’interno. Fino a spingerlo a scegliere la morte, con un gesto drammatico, pur di toccare l’eternità.
Un viaggio tra le strade della città eterna
Un viaggio per le vie di Roma, tra Palazzo Barberini, San Pietro, San Carlo alle Quattro Fontane, Sant’Andrea al Quirinale. E ancora, l’Oratorio di San Filippo Neri, la Basilica di San Giovanni in Laterano, Piazza Navona, la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, Villa Adriana a Tivoli. Spingendosi poi alla Villa-giardino di Paolo Portoghesi a Calcata, Viterbo, fino ad arrivare alla Tomba di Borromini a San Giovanni Battista dei Fiorentini. Luogo in cui l’artista riposa ancor oggi.
Attori ed esperti per accompagnare la visione
Al viaggio visivo danno voce e pensiero le rievocazioni in chiave contemporanea, con gli attori Jacopo Olmo Antinori, Pierangelo Menci e Antonio Lanni. Nonchè gli interventi degli esperti coinvolti nel film: il critico d’arte e regista Waldemar Januszczak, l’architetto e accademico Paolo Portoghesi, il professore della Cornell University di Roma Jeffrey Blanchard, il professore associato presso l’Università di Camerino Giuseppe Bonaccorso, la curatrice e critica d’arte Aindrea Emelife, la professoressa di Storia dell’arte medievale e moderna alla American University di Roma Daria Borghese.
Le musiche di Remo Anzovino
La colonna sonora originale è scritta diretta ed eseguita dal compositore e pianista Remo Anzovino. Uscirà in autunno su etichetta Nexo Digital/distribuzione Believe, nella collana Nexo Soundtracks.
La nostra recensione
Bernini e Borromini, le due grandi B del barocco italiano. Pressoché coetanei (un solo anno di differenza tra i due), di provenienza napoletana il Bernini, ticinese il Borromini. I due artisti vivono dunque nello stesso periodo e lavorano a Roma per gli stessi committenti. Le loro personalità saranno però assolutamente differenti e i loro percorsi umani radicalmente opposti.
Tutto questo viene bene esplicitato nel docu-film che vede protagonista il Borromini, lasciando a Bernini un ruolo di comprimario.
Baciato dal successo, ricco e onorato da tutti sarà Bernini, malgrado fosse tutt’altro che uno stinco di santo. Invece arrovellato, chiuso in se stesso, misantropico, maniaco, artigianale, ombroso, il Borromini. Senza dubbio carico di una spiritualità molto profonda e perfettamente in linea con quelli che erano non i Papi quanto i movimenti spirituali del tempo. Tra i quali i Trinitari, che gli commissionarono la chiesa di San Carlino alle quattro fontane, uno dei suoi capolavori.
Borromini e Bernini, oscurità e luce
Possiamo dire che in un certo senso il Borromini è un parallelo di Caravaggio. È un personaggio che ha anche una esistenza difficile, che finisce tragicamente. Si suiciderà infatti all’età di 68 anni in maniera estremamente scenografica per una banale lite con il servo, gettandosi sulla spada che era autorizzato a portare in quanto cavaliere. Morirà il giorno dopo, dopo aver trovato la forza di dire che non ne poteva più. Questo era anche il risultato del suo stato paranoico-depressivo dovuto a una serie di sventure che gli erano accadute dal punto di vista professionale.
Anche Bernini avrebbe dovuto suicidarsi chissà quante volte, a livello di sventure professionali, ma sarà sempre in grado di reagire e tornare a galla. Il Borromini rappresenta un po’ il versante oscuro, il versante “debole” da un punto di vista psichico, ma assolutamente non dal punto di vista professionale. Si può senz’altro dire che architettonicamente Borromini è più geniale, più intuitivo, più profondo. Però non è in grado di interpretare lo spirito dei tempi, e soprattutto dei tempi che contavano dal punto di vista della committenza, rappresentata principalmente dal Papato.
Bernini, quindi, se vogliamo è più importante, ha più risonanza, ha potuto costruire quello che forse nessun altro architetto avrà mai modo di costruire. La Roma barocca, la città più importante del mondo occidentale nel momento del suo massimo fulgore dopo l’epoca di Traiano, nel momento di sua massima visibilità, è il frutto della architettura di Bernini. Quella di Borromini, invece, è ripiegata su se stessa, quasi segreta, bisogna andarsela a cercare. Prova ne è che tutt’oggi non sempre è facile visitare alcune delle sue migliori realizzazioni romane, prima fra tutte la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza o l’Oratorio dei Filippini, opere clamorose ma purtroppo un po’ meno clamorosamente pubbliche.
L’architettura di un matto? Così si dice…
E nonostante abbia iniziato come scalpellino, il Borromini ha la fisima dell’architetto, vuole solo costruire, quindi non ha lasciato opere entusiasmanti come le grandi, inarrivabili sculture del Bernini, prima fra tutte la Dafne (così veniva chiamata al tempo, anziché Apollo e Dafne), che se anche non sei un appassionato di arte comprendi di essere di fronte a qualcosa di straordinario.
L’architettura del Borromini… ti sembra di trovarti di fronte a quella di un matto. È un po’ la storia che da subito aveva messo in giro il Bernini, suo avversario, dicendo che quello, il Borromini, era uno che si “inventava” l’architettura.
L’avversione al Barocco, e le sue conseguenze
Inoltre il Borromini ha goduto di tutta l’avversione che c’è stata nei confronti del Barocco, di cui era esponente molto più facilmente attaccabile di Bernini. E questo anche se in realtà sarà la sua di architettura ad avere un’importanza enorme sulla quella dei grandi e grandissimi architetti del ‘700, non solo italiani (Juvarra e Guarino Guarini in primis) ma di tutta Europa. Quindi non possiamo dire “è più grande l’uno, è più grande l’altro”. Loro sono due titani con capacità espressive profondamente diverse, che procedono con intenti differenti, quasi sempre con gli stessi committenti.
Il ruolo chiave della committenza
E dobbiamo quindi tornare al ruolo della committenza. A quei Papi che di volta in volta prediligevano l’uno o l’altro o un altro ancora dei grandi architetti del tempo. Creando così rancori, invidie, gelosie, frustrazioni tra il non prescelto del momento.
La carriera di Borromini sarà quella che soffrirà maggiormente di un percorso altalenante . Gli capiterà di vedersi preferire il Bernini o il Maderno proprio quando si sentiva sicuro di avere quella specifica committenza. Senza contare che, ad ogni morte di papa (lavorerà per ben otto pontefici!), il favorito del papa defunto poteva essere messo bruscamente da parte dal nuovo eletto a beneficio dell’architetto rivale. E questo influirà senz’altro sul carattere del nostro Borromini.
Da San Carlino alle quattro fontane a Sant’Ivo alla Sapienza
Borromini non ha avuto modo di esplicitarsi in grandissime opere, però ogni sua opera lascia il segno, è problematica. Il film ne fa esplicito richiamo mostrandoci, ad esempio, la tecnica che lui impiega nella realizzazione della già citata, straordinaria chiesa di San Carlino alle quattro fontane, dove realizzerà una cupola particolarissima, mai vista prima.
Oppure la chiesa di S.Agnese in Agone, quella che domina la meravigliosa Piazza Navona, la cui facciata sembra chiudersi in un abbraccio, in un segno di accoglienza, stesso motivo che ispira la facciata dell’Oratorio di S.Filippo Neri. Ma sarà la strepitosa, incredibile cupola di S.Ivo alla Sapienza a lasciarci senza parole.
Borromini protagonista, Bernini comprimario
Tutto questo viene bene esplicitato nel docu-film, che vede protagonista il Borromini, e lascia a Bernini un ruolo di comprimario. Avvalendosi della partecipazione di attori, che però mimano piuttosto che recitare, seguiamo il Borromini nella sua carriera romana fino alla tragica conclusione. La storia viene raccontata principalmente dall’architetto Paolo Portoghesi, grande estimatore di Borromini. Nonchè fortunato possessore di uno dei suoi tantissimi e straordinari disegni, uno dei pochi che si è salvato dalla distruzione operata dallo stesso Borromini alla fine della sua vita. Disegni precisissimi, stupendi. Un vero peccato non poterne più godere. Una fine emblematica come quella del loro autore.
BORROMINI E BERNINI. SFIDA ALLA PERFEZIONE sarà nelle sale dal 15 al 17 maggio 2023.