Romanzi seriali: perché ci piacciono così tanto?
I romanzi seriali sono sempre stati presenti nella narrativa, e non solo in quella di genere, ma negli ultimi anni si sono diffusi in modo ancora più significativo rispetto al passato.
Sono moltissimi gli autori che iniziano a scrivere un romanzo sapendo già che dovrà essere il primo di una trilogia, o tetralogia. Questo perché la storia che hanno in mente prevede uno sviluppo più ampio rispetto al formato medio di un libro. Sperando però che il primo volume della serie ottenga abbastanza successo presso i lettori da convincere l’editore a pubblicare anche i seguiti… cosa che potrebbe anche non accadere.
Ultimamente questa tendenza ha portato soprattutto all’affermazione di numerose saghe familiari. Scrittrici come Elizabeth Jane Howard, Carmen Korn, Stefania Auci hanno scalato le classifiche dei libri più venduti grazie all’interesse dei lettori per le vicende dei loro personaggi. Storie che, svolgendosi lungo archi temporali molto lunghi, ci fanno conoscere mondi e situazioni differenti.
Romanzi seriali e letteratura di genere
È però nel romanzo di genere thriller-noir che la serialità è diventata quasi una regola di base per ambire alla pubblicazione. Basta vedere quanti romanzi di autori esordienti vengono presentati, con un certo ottimismo, come «la prima indagine di».
Del resto, di tutti i grandi maestri del genere noi ricordiamo soprattutto quei personaggi che ci hanno tenuto compagnia attraverso più libri. Sherlock Holmes, il commissario Maigret, miss Marple, Hercule Poirot, Ellery Queen, Nero Wolfe e tanti altri.
Sono ormai pochi gli autori affermati in questo settore della narrativa che non abbiano creato un personaggio seriale. Non importa se investigatore privato o dilettante, ispettore, commissario o vicequestore. E questo pur continuando spesso a scrivere anche romanzi autoconclusivi.
A questi protagonisti inamovibili si accompagna un’ambientazione molto caratterizzata, che ha fatto diventare gli scrittori noir dei grandi narratori delle mille facce del territorio italiano. Come ha dichiarato più volte proprio Maurizio De Giovanni. È grazie ai loro romanzi che migliaia di lettori hanno imparato a conoscere luoghi di cui di solito si parla poco. Dall’Aosta di Antonio Manzini alla provincia veneta di Massimo Carlotto, dalla campagna piemontese di Davide Longo alla Catania di Cristina Cassar Scalia o alla Cagliari di Piergiorgio Pulixi. Senza dimenticare le molte facce di Napoli descritte dallo stesso De Giovanni, che colloca ben quattro serie di romanzi in zone ed epoche diverse della città.
Romanzi seriali e cronologia
C’è però un elemento fondamentale che differenzia i protagonisti odierni dei thriller da quelli che li hanno preceduti. Ed è un loro differente rapporto con il tempo.
Se decidiamo di leggere un romanzo di Simenon con protagonista il commissario Maigret, oppure una delle avventure di miss Marple raccontate da Agatha Christie, non ci preoccupiamo affatto di sapere quando è stato pubblicato. O se occupa il primo o il ventesimo posto nella cronologia delle opere costruite attorno a quel personaggio. Questo perché sappiamo di ritrovarlo sempre uguale. La vita del protagonista ci viene descritta in ogni romanzo allo stesso modo. E in una cornice piuttosto statica in cui si muovono senza mai cambiare anche gli eventuali comprimari.
Pensiamo invece ora a un protagonista delle serie contemporanee, come il commissario Montalbano di Andrea Camilleri o il vicequestore Rocco Schiavone ideato da Antonio Manzini. In ogni romanzo delle loro serie non c’è solo il caso del momento da risolvere. C’è anche molto spazio occupato dalla vita personale del protagonista, che cambia e si evolve, coinvolgendo inevitabilmente anche i ruoli secondari. I poliziotti che lavorano con Montalbano o Schiavone, vanno e vengono, s’innamorano, si sposano, hanno figli. E così alla fine di ogni romanzo ci appaiono diversi rispetto a quando abbiamo iniziato a leggerlo, anche se l’ambientazione ci è ormai familiare.
Evoluzione del personaggio: vantaggio o svantaggio?
Questa evoluzione costante del mondo creato dallo scrittore può essere però un’arma a doppio taglio. Da un lato suscita in chi legge la curiosità di continuare a leggere per sapere cosa succederà ai personaggi a cui si è affezionato. Ma dall’altro rischia anche di scoraggiare l’acquisizione di nuovi lettori. Possiamo infatti imparare a conoscere Hercule Poirot o Nero Wolfe scegliendo un volume a caso. L’operazione riesce però meno bene con le serie contemporanee. Soprattutto quando l’autore sparge per ogni libro frequenti rimandi agli episodi precedenti.
Se quindi all’uscita del terzo volume di una serie di successo si può pensare di acquistare anche i due precedenti, è meno probabile che un lettore decida di accostarsi a una serie arrivata già al decimo volume. A meno di non rassegnarsi a un acquisto impegnativo. E a sottoporsi a una vera maratona di lettura per recuperare il tempo perduto.
E voi? Siete fan dei romanzi seriali, o preferite storie autoconclusive?