RITRATTO DI REGINA, la recensione in anteprima
Ritratto di Regina, e che regina! Elisabetta II, con la sua compostezza incrollabile e i suoi outfit vivaci, è un’icona per i suoi sudditi e non da decenni, e lo sarà a lungo. A celebrarne la vita attraverso i ritratti e chi li ha scattati, un docufilm diretto da Fabrizio Ferri. Prodotto da Nexo Digital con Rai Cinema, sarà distribuito al cinema da Nexo Digital con i media partner Radio Deejay, Radio Capital, MYmovies.it. Lo abbiamo visto in anteprima, ecco la nostra recensione!
Scattare un Ritratto di Regina
Il lunghissimo regno di Elisabetta II è la storia enigmatica di una donna timida e inavvicinabile che dell’accettazione del proprio destino e dell’appassionata difesa della corona ha fatto la suprema ragione di vita e uno schermo impenetrabile. Con un’eccezione: la fotografia, che l’ha accompagnata nel suo lungo viaggio di sovrana e nell’iconografia del secolo.
L’unico palcoscenico in cui “The Queen”, cedendo anche solo per pochi minuti alle leggi universali della luce e alle esigenze pratiche di un ritrattista, si è davvero rivelata. Delegando così ai grandi autori che con il loro obiettivo l’hanno seguita nei decenni, non solo il racconto della propria immagine nel tempo e la memoria dei favolosi e talvolta drammatici giorni dei Windsor. Ma anche la testimonianza del ruolo della monarchia in una società in costante evoluzione.
Una storia di fotografie
Ritratto di Regina è una storia di fotografie. Frammenti di una biografia disposti in modo poco geometrico, molto emotivo, ma anche biografie di “grandi autori” della fotografia che si intrecciano a quelle della Regina in un viaggio immaginario. Ogni ritratto è la tessera di un mosaico, cattura uno solo dei suoi mille volti, anche quando quel volto è lo stesso. Se ci sembra di conoscerla da sempre – o meglio, di averla sempre “vista” – è anche grazie alla fascinazione dei suoi ritratti fotografici che, mantenendo un’aura di atemporalità, nel tempo sono diventati icone globali.
Il suo modo di porgersi, di rivolgersi a noi unicamente con un fotogenico sorriso, è scandito dalla grazia dei suoi ritratti. Come se Elisabetta, pur non lasciando trasparire alcuna emozione, davanti all’obiettivo concedesse il disvelamento di invisibili sfumature della sua personalità. Davanti all’immagine di Elisabetta II si consuma un lungo capitolo della Storia. Il romanzo di una vita dalla sceneggiatura unica, che in settanta anni di regno è stata indagata – con discrezione – dagli obiettivi di straordinari fotografi.
Dai primi ritratti dallo stile spoglio e innocente di Marcus Adams a quelli più formali e sofisticati di Cecil Beaton, a quelli di Tony Armstrong-Jones, fotografo cognato poi promosso Lord Snowdon, di Yousuf Karsh, alle fotografie di superstar del clic come i contemporanei Brian Aris, Jason Bell, Julian Calder, David Montgomery, John Swannell, per arrivare agli anni Duemila e alla definitiva consacrazione con la fotografia del volto regale a occhi chiusi di Chris Levine.
La nostra recensione
Settant’anni di regno – record assoluto – hanno fatto di Elisabetta II la donna più famosa, ammirata, criticata, e soprattutto fotografata del pianeta. Una vera icona, una presenza costante nella vita di molti di noi dall’infanzia alla maturità. Io sono una di questi. Avevo tre anni quando, appena ventiseienne, lei salì al trono del Regno Unito dopo la prematura scomparsa del padre, Re Giorgio VI.
Una responsabilità da far tremare i polsi, alla quale Elisabetta era predestinata, ma che non si aspettava certo di dover assumere così presto. Eppure, ce la fece, indiscutibilmente in modo egregio, mettendo il suo senso del dovere davanti a tutto e a tutti. Per settant’anni, la Regina ha fatto dell’accettazione del proprio destino e della difesa della Corona la sua ragione di vita.
Apparentemente inavvicinabile, lei non ha mai concesso interviste. Forse solo i tantissimi ritratti ufficiali, che celebri fotografi sono stati chiamati a farle nel corso di decenni, hanno talvolta rivelato qualcosa di lei, della donna Elisabetta. Regina, ma anche donna.
Lo scopo del docufilm Ritratto di Regina, diretto dal celebre fotografo Fabrizio Ferri, è proprio il tentativo di rivelare qualcosa di Elisabetta che la mostri anche come persona e non solo come icona. Un tentativo che si sviluppa attraverso le immagini e gli interventi diretti di alcuni dei fotografi che nel corso del suo regno sono stati incaricati di immortalare ufficialmente la sovrana. E così la vita di questi fotografi/artisti si è intracciata con quella di Elisabetta. Sempre disponibile e paziente davanti all’obiettivo, ma senza concessioni di sorrisi “a comando”, perché “la Regina sorride solo quando lo ritiene opportuno”.
Il desiderio dei fotografi era dunque quello di cercare di mostrare che cosa c’era dietro l’apparente imperturbabilità di Elisabetta. Dietro il suo aplomb perfetto e immutabile.
E talvolta ci sono riusciti. Ad esempio quando il fotografo di turno invita Elisabetta a una breve pausa durante una seduta piuttosto lunga. Lei, evidentemente affaticata, chiude un attimo gli occhi, ma quell’attimo viene subito colto e registrato dalla macchina fotografica. Oppure un suo bellissimo ritratto nel parco di Balmoral, dove la figura di Elisabetta si staglia, vestita sontuosamente e ornata di splendidi gioielli, sullo sfondo dello stupendo paesaggio scozzese. Curiosamente, lei non guarda direttamente verso l’obiettivo. L’astuto fotografo le ha infatti appena segnalato qualcosa (che in realtà non c’è) verso destra e lei volge subito il capo, giustamente incuriosita. Lo scatto originale è assicurato.
Non sorride mai la Regina? Non proprio. Addirittura ride divertita quella volta che al fotografo era caduta di mano la macchina fotografica. Oppure, in una sessione di foto col marito, invece di guardare l’obiettivo come sta facendo Filippo, si volta un attimo verso di lui con un bellissimo sorriso pieno d’amore.
Il film si rivela molto piacevole, interessante, e commovente anche quando a parlare sono i sudditi, la gente comune, di tutte le età, che si esprime sempre con un misto di affetto e ammirazione incondizionata per la Regina, definita “un punto fermo”, un riferimento costante.
E lo possiamo dire anche noi, che non siamo stati suoi sudditi. Ma che, adesso che non c’è più, possiamo sentirne già la mancanza. Ci mancheranno anche i suoi cappellini e le sue toilette vivacemente colorate, perché – lei diceva – “la gente mi deve vedere”.
Ci mancherà quel suo volto che dietro una apparente “serietà” sapeva aprirsi in uno splendido sorriso. Quello che abbiamo visto così tante volte, soprattutto nei suoi ultimi anni.
Ritratto di Regina sarà in sale selezionate dal 21 al 23 novembre.