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NAMIKO E I GIARDINI DI KYOTO, di Andreas Séché

Delicato e sottile quanto un sussurro, Namiko e i giardini di Kyoto di Andreas Séché (Mondadori) è un romanzo che cura l’anima. È un abbraccio sotto a un ciliegio in fiore, una tazza di tè caldo dopo una giornata di pioggia. Non vedevamo l’ora di condividere con voi la nostra recensione!

La trama

Quando un giornalista tedesco di ventinove anni si reca in Giappone per un reportage sull’arte dei giardini, non può certo prevedere che questo viaggio cambierà la sua vita per sempre. Nel corso delle sue passeggiate nei giardini di Kyoto incontra infatti la misteriosa e sensibile studentessa Namiko. La ragazza è custode di un rapporto intimo con la natura, e lui ne rimane immediatamente affascinato. Ascoltandola ripercorrere l’arte millenaria che rende questi giardini spazi di meditazione e armonia, si rende conto che la donna sussurra. E che il tono sommesso della sua voce regala alle parole un’intensità e un significato del tutto nuovi.

Toni in grado di toccare le corde più profonde dell’anima. Namiko sussurra poi non solo con le parole, ma anche con i gesti, lo sguardo e il tatto. Per il giornalista è solo il primo passo di un lungo viaggio dentro una cultura celata nei caratteri della scrittura. E nei tradizionali kúan che il protagonista inizierà a comprendere con l’aiuto del padre di Namiko. Ma una notte, seduto al fianco della giovane donna nel “giardino dei sospiri alla luna” ad ascoltare la melodia di un flauto tradizionale, si troverà a dover prendere una decisione difficile e da cui non potrà tornare indietro.

Una storia d’amore unica e commovente che mette a confronto la mentalità occidentale con quella orientale. Esplorando l’eterno dilemma tra ragione e cuore, tra avere ed essere, e trovando una risposta nella poesia.

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La nostra recensione

Andreas Séché è riuscito ad alleviare, almeno per un paio d’ore, la malinconia che mi porto dentro da maggio 2020. Quando dovevo essere in Giappone, e quando avrei dovuto vedere proprio Tokyo e Kyoto. Namiko e i giardini di Kyoto è un romanzo delicato quando un fiore di ciliegio, soave quanto la sua protagonista. «Sussurrare è intimità con la voce» spiega la ragazza, e da quell’intimità siamo prontamente abbracciati.

151 pagine non sembrano sufficienti a contenere un percorso di crescita e consapevolezza, e allo stesso tempo a raccontare un grande amore. Ma in Namiko e i giardini di Kyoto non c’è un aggettivo fuori posto o un avverbio di troppo, e l’unico motivo per cui sì, alla fine non sono sufficienti, è perché ne vorremmo di più.

Non volendovi rovinare la storia d’amore, posso invece condividere l’aspetto del romanzo che mi ha decisamente conquistata. Sapevo ben poco, infatti, dei kōan e del loro uso nel Buddismo Zen, ma cerco di farne un riassunto da non-esperta.

La pratica del kōan consiste in un tema affidato dal maestro zen al discepolo cui chiede la soluzione. L’elemento principale del kōan è l’oggetto di meditazione, denominato 話頭 (watō), che impegnerà il discepolo zen in ogni sua attività quotidiana. Durante un colloquio con il maestro, solitamente quotidiano e denominato 獨參 (dokusan), l’allievo zen offre la sua risposta al kōan che testimonierà la sua realizzazione o meno della comprensione della realtà denominata 見性 (kenshō).

Da lettrice, ho trovato affascinante la possibilità di far partire la meditazione da tema, da un quesito apparentemente non troppo complesso e vedere come la riflessione porti poi a una maggiore consapevolezza non solo del problema in questiona, ma di se stessi. Allo stesso tempo, ho apprezzato ogni pagina dedicata alla spiegazione di origine e significato dei kōan, con cui non avevo familiarità. Vengono spiegati come se si volesse raccontare una fiaba, ed è uno dei punti di forza di questo romanzo. Le pagine 67, 68 e 69 racchiudono una splendida riflessione sul “libro”, che per i lettori è una vera chicca quindi fateci caso.

Della storia d’amore dirò solo una cosa, perché io non ero preparata e invece voglio che voi lo siate. FAZZOLETTI. Dovete avere a portata di mano almeno un fazzoletto. Ne va della vostra dignità, soprattutto se sceglierete di leggerlo in pubblico, come la sottoscritta.

Ma che piacere, aprire la porta del cuore a una storia che entra in punta di piedi e senza fare rumore, sussurrando un saluto, e che vi mette radici come un albero di ciliegio. Consigliatissimo.

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NAMIKO E I GIARDINI DI KYOTO di Andreas Séché (Mondadori) è in libreria.

Milanese di nascita e nel cuore. Vivo di digital marketing di giorno, e di letture matte (ma mai disperatissime) di notte. Bevo litri di tè nero, e colleziono tacchi alti, con cui riesco a non perdere mai un treno.

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