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L’INDICE DELLA PAURA: la nostra recensione in anteprima!

L’INDICE DELLA PAURA debutta su Sky Atlantic il 18 febbraio (e i quattro episodi della serie saranno subito disponibili on demand e su NOW). La miniserie Sky Original con Josh Hartnett è un adrenalinico financial thriller prodotto da Left Bank Pictures in associazione con Sky Studios.

La trama

Il dottor Alex Hoffman, scienziato e genio dell’informatica, è pronto a fare una fortuna. Insieme al suo migliore amico Hugo, anche suo socio in affari nel campo dei fondi speculativi, sta infatti per presentare agli investitori il VIXAL-4. Un sistema guidato dall’intelligenza artificiale che sfrutta i timori nei mercati finanziari e opera molto velocemente, ottenendo grandi rendimenti. Un vero e proprio ‘’indice della paura’’.

Il sistema promette enormi guadagni, ma le cose non vanno esattamente come previsto. Alex, infatti, sta per vivere le peggiori 24 ore della sua vita. Un viaggio frenetico attraverso la realtà, la memoria e la fantasia paranoide lo costringerà a mettere in discussione tutto ciò che vede.

Nel cuore pulsante del distretto finanziario di Ginevra, la sanità mentale di Alex viene scossa da un brutale attacco in casa sua da parte di un uomo che conosce tutti i suoi codici di sicurezza. Dopo altri eventi inspiegabili, Alex si convince che qualcuno sta provando a incastrarlo. Ma dopo che i segreti del suo passato vengono alla luce, qualcuno sarà disposto a credere davvero che non stia solo impazzendo?

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Il detective Leclerc, assegnato al caso, fatica a decifrare questo ex scienziato del CERN. La talentuosa moglie artista di Hoffman, Gabby, stavolta potrebbe perdere la pazienza. L’unica preoccupazione di Hugo è invece il business da miliardi di dollari. Il genio e l’inventiva possono essere molto solitari. In un mondo moderno fatto di intelligenza artificiale, capitalismo e scoperte tecnologiche, il dottor Alex Hoffman potrebbe dover imparare a proprie spese che non è sempre facile prevedere come e quanto dalla creazione si possa arrivare alla distruzione.

La nostra recensione

Vorrei essere una persona migliore di così, ma è importante essere se stessi. Quindi eccomi qui a iniziare con ciò che ho pensato appena Josh Hartnett è apparso sullo schermo. Caro Josh, hai solo dieci anni più di me e credo di essere la tua anima gemella anche se ancora non lo sai.

Ora che ci siamo tolti il pensiero di riconoscere quanto attraente sia l’ex-pilota di Pearl Harbor, veniamo a noi e a L’indice della paura. Non ho letto il romanzo di Robert Harris da cui è tratta, quindi stavolta non ho potuto basarmi su un confronto libro-adattamento. Nondimeno, ho apprezzato molto la visione.

Il crescendo di inquietudine che anima Hoffman, che diventa paura quando realizza che qualcuno ha accesso a ogni ambito della sua vita, dai conti bancari a casa sua. Qualcuno che può disattivare il suo allarme e introdursi in casa sua di notte. Qualcuno che può rovinare la prima esposizione di sua moglie in una galleria importante. O acquistare a suo nome dai suoi conti armi e biglietti aerei coinvolti in attentati terroristici. In un mondo che è ancora più digitale e “connesso” di quando il romanzo vide la luce (2011), l’idea è terrificante.

A rendere il tutto più spaventoso, ogni azione compita a danno di Hoffman sembra compiuta da Hoffman stesso, rendendo impossibile (e anche poco credibile, a volte) per il detective Leclerc non solo aiutarlo. Anche credergli. Perché se ogni acquisto, email, click o selezione viene fatto da te, chi è il cattivo da incastrare?

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Ve lo ricordate? È Grégory Montel, da Chiami il mio agente!

Tutto ciò accade nel momento peggiore, ovviamente. Quando Hoffman e il suo socio stanno presentando agli investitori l’ultima formidabile creazione del genio informatico: il VIXAL-4. Si tratta di un sistema guidato dall’intelligenza artificiale che sfrutta la paura nei mercati finanziari, si muove in fretta e genera milioni di profitto. Sfrutta il Volatily Index, che rappresenta una misura delle attese di mercato relativa alla volatilità del mercato azionario stesso nei 30 giorni successivi. Un esempio in non-economichese dalla sottoscritta? Eccolo.

Poniamo il caso che, nel nostro mercato, ci siano due aziende che si contendono un brevetto. Il brevetto darebbe a una o all’altra l’esclusiva della produzione di un determinato prodotto, rendendola più forte sul mercato. Ti serve quel prodotto? Puoi comprarlo solo da loro. Quindi si garantiscono il mercato intero di quel prodotto. Boom. Poniamo ora che, per questo motivo, le azioni di entrambe siano lì lì per salire di valore (in caso di vittoria) o scendere (in caso di sconfitta). VIXEL-4 capisce quali acquistare, ne fa razzia, e nel momento in cui l’azienda di cui ha acquistato le azioni vince la causa, si trova con un bottino che vale tanto-tantissimo più di quanto l’abbia pagato. Come sa chi vincerà? Lo sa, e basta.

E questo suo saperlo e basta è uno degli elementi che, nel corso delle quattro puntate di L’indice della paura, vi provocherà un certo disagio. È una sfera di cristallo speculativa, che sembra non sbagliare mai. E che sembra sfuggire al controllo del suo stesso creatore, che lotta contro un nemico invisibile che però sembra vederlo 24 ore su 24. E capace di prevedere ogni sua mossa.

Non vi svelerò il finale, né se questo nemico esista davvero o se, chissà, magari Hoffman sia semplicemente vittima della demenza senile precoce. Ma vi consiglio la visione, perché Josh Hartnett, oltre a essere la mia anima gemella, è un attore formidabile e ne dà prova in un ruolo che lo pone al centro di ogni singola scena. Le quattro puntate si vedono tutte d’un fiato, e regia e montaggio sono ineccepibili. Giocano un ruolo fondamentale nel creare il senso di crescente paura e perdita del controllo di Hoffman, e non deludono. Last advice: nel caso, a visione finita, date un’occhiatina ai vostri fondi d’investimento per capire cosa ci sia dentro. Male non fa.

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L’INDICE DELLA PAURA vi aspetta su Sky Atlantic dal 18 febbraio. Tutti gli episodi saranno subito disponibili on demand su Sky e in streaming su NOW.

Milanese di nascita e nel cuore. Vivo di digital marketing di giorno, e di letture matte (ma mai disperatissime) di notte. Bevo litri di tè nero, e colleziono tacchi alti, con cui riesco a non perdere mai un treno.

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