Intervista a Christopher Paolini sul Ciclo dell’Eredità e la scrittura
Christopher Paolini. Basta pronunciare il suo nome, per pensare a quella che è stata una delle serie fantasy più amate e discusse degli ultimi 15 anni: il Ciclo dell’Eredità, giunto oggi a quota quattro romanzi e una raccolta di novelle, La forchetta, la strega e il drago. Racconti da Alagaësia (Rizzoli).
Abbiamo incontrato Christopher Paolini a Milano lo scorso anno, ed ecco cosa ci ha raccontato!
Sono cresciuta con i tuoi romanzi, ed è un vero onore intervistarti oggi in occasione del tuo ritorno in libreria. Un nuovo tuffo nel mondo di Eragon, che per noi lettori è stato fonte di grande gioia: per te, com’è stato tornare a scrivere di questo universo?Quando la tetralogia è giunta a conclusione, ci avevi lasciati con un mondo del quale molte aree erano rimaste inesplorate, ed eravamo molto curiosi di scoprire cosa sarebbe accaduto!
Ho sempre pensato di tornare nel mondo di Eragon, scrivendo un altro romanzo, ma ho lavorato ad altri progetti e continuato ad avere idee per storie diverse.
Finalmente mi sono seduto e ho deciso di scrivere dei racconti: scriverli è stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio.
Incredibilmente nostalgico, ma anche confortante ed eccitante. Mi sono divertito immensamente durante la scrittura, e anzi ricordo di aver fatto una pausa dopo aver scritto le prime tre pagine, essermi allontanato dalla scrivania e aver pensato “ma perché ho aspettato così tanto?”
Non intendo aspettare così a lungo in futuro: ci saranno altri volumi di racconti, e anche un romanzo come mi ero ripromesso. Sto anche per ultimare la stesura di un romanzo sci-fy, un progetto molto impegnativo che però dovrebbe raggiungere il suo compimento tra non molto.
Non possiamo non parlare di draghi: fin da bambina, quella del drago è una figura mitologica e fantastica che mi ha affascinata. la troviamo nelle letterature e nella mitologia di quasi ogni cultura, con accezioni differenti, così come abbiamo una selezione più che abbondante di saggi e manuali sul tema. Quanto di tutto questo bagaglio culturale sul drago è entrato nel tuo immaginario e ti ha ispirato prima e durante la stesura della tua saga?
Come te, ho letto moltissimi saggi e miti sul tema, inclusi classici come Beowulf e saghe fantasy di vario tipo.
Il punto di forza della narrativa è che puoi letteralmente fare ciò che desideri, e questo mi ha permesso di rielaborare sicuramente tante ispirazioni diverse in quello che poi è diventato il “mio” drago.
Quando leggo di draghi penso spesso “mi piace come hanno sviluppato il tema in questo romanzo”, oppure “che idea interessante, quella di tratteggiare un drago in questo modo”, e chiaramente tutto ciò mi ha influenzato e continua a influenzarmi. Tra i titoli che voglio citare c’è la serie Earthsea Cycle di Ursula K. Le Guin, il ciclo di Pern di Anne McCaffrey, Lo Hobbit.
Pensando invece ai personaggi a due gambe che popolano la tua serie, potresti indicarne uno che ti rappresenta di più, e perché?
Quando ho iniziato a scrivere, quel personaggio era sicuramente Eragon, perché per un ragazzino di quindici anni la cosa più semplice da fare è scrivere di un ragazzino di quindici anni.
Tuttavia, già nel corso del primo romanzo, molte delle azioni di Eragon non mi rappresentavano poi così tanto, oltre ad essere ovviamente irrealizzabili per me (una su tutte, cavalcare un drago… anche se mi sarebbe piaciuto!), e questo lo ha reso fin dall’inizio una persona a sé, staccato da me.
Ti direi che mi sentivo un mix in parti uguali di Eragon, suo cugino Roran e il suo fratellastro Murtagh.
Voglio aprire una parentesi sui personaggi femminili, perché la letteratura sempre più spesso propone protagoniste molto diverse da quelle che i lettori trovavano in libreria anche solo dieci anni fa. Ragazze e donne forti, determinati, che siano fonte d’ispirazione invece di essere donzelle da salvare. Pensando ai tuoi personaggi femminili, e al fatto che soprattutto a quindici anni le donne dovevano essere ancora un “mistero” per te (come per ogni ragazzo di quell’età), come sono nati, e quanto è stato difficile svilupparli?
Hai centrato il punto: quando ho iniziato a scrivere, il personaggio per me più difficile è stato proprio quello di Arya.
Scrivendo, ho cercato di raccontare le mie protagoniste allo stesso modo in cui raccontavo le loro controparti maschili.
In questa raccolta, per esempio, è stato veramente un caso trovarmi con tre novelle con al centro personaggi femminili: ha sorpreso me prima di tutti gli altri.
Devo ringraziare tutte le figure femminili forti che ho avuto attorno crescendo, a cominciare dalle donne della mia famiglia, che hanno sempre letto ciò che scrivevo e che mi rimettevano in carreggiata quando andavo fuori strada.
Hai iniziato a scrivere questa serie quando avevi solo quindici anni, e se oggi sono sempre di più i fenomeni letterari “teen”, quando è stato il tuo turno eri un’eccezione e questo forse ti ha reso, per certi versi, anche un outsider nel mondo della letteratura. Da scrittore e dal punto di vista personale, quanto ti ha influenzato crescere insieme alla tua scrittura?
Non posso fare paragoni non avendo sperimentato una realtà differente, ma da un lato è stato un conforto.
I miei personaggi e il mio mondo mi hanno accompagnato per anni, e sono maturati con me, così come è maturata la mia scrittura di libro in libro.
Dall’altro lato, questo mondo e questa serie ha dominato la mia vita. Ci ho lavorato e ne ho parlato senza pause dal 1998, e ventun anni sono davvero tanti da dedicare a un progetto. Sono sicuramente stato un outsider. Sia per la mia giovane età, sia perché in principio Eragon era un’autopubblicazione.
Oggi quello dell’autopubblicazione è un tema caldo, e molto discusso.
È sicuramente utile per un autore che non riesce a farsi notare dagli editori sfruttando i canali tradizionali, e inoltre i tuoi profitti per libro sono più alti. Ovviamente non si ha il supporto e la competenza di un editore, la sua guida. Pensiamo alla distribuzione, ma anche all’editing e al design di una copertina.
L’autopubblicazione oggi è molto più semplice di quanto non fosse vent’anni fa. Allo stesso tempo è molto più difficile farsi notare perché la concorrenza è cento, mille volte maggiore.
Devi scrivere qualcosa di incredibile per farti notare. Oppure qualcosa che va incontro a un’esigenza precisa e al momento giusto.
Attorno a Eragon è nata e cresciuta nel corso degli anni una folta community: qual è il tuo rapporto con essa, e quanto interagisci con i tuoi lettori?
Ho un ottimo rapporto con i lettori, anche se è sicuramente molto più facile averlo oggi piuttosto che ai miei inizi. I social media non esistevano, e io vivevo in un posto sperduto in mezzo al Montana. Incontravo i lettori ogni due, tre anni. Ho iniziato interagire con i lettori tramite i social media nel 2011, e da allora sono attivo su Facebook, Twitter e Instagram.
Adoro incontrare i lettori dal vivo, quando sono in tour, e ciò che ogni volta mi lascia senza fiato è che ci sono lettori che mi hanno scoperto da ragazzi e ora vengono ai miei incontri con mogli, mariti e figli. Sono cresciuti con le mie storie, e io insieme a loro. Ci sono lettori che hanno tatuaggi legati alla mia serie, o che hanno dato ai figli i nomi di alcuni miei personaggi, e questo è pazzesco!
La forchetta, la strega e il drago. Racconti da Alagaësia di Christopher Paolini (Rizzoli) è in libreria.