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Spettacolo

«Hai detto corto?», dietro le quinte di Eclettica

Dal cortometraggio ha inizio la storia del cinema. Convenzionalmente, è infatti la proiezione di La sortie des usines Lumières del 28 dicembre 1895 a segnarne il punto di inizio. Ed è il cortometraggio d’autore ad essere al centro dell’attività di Eclettica. Un collettivo artistico di giovani professionisti dell’audiovisivo milanesi nato dal sodalizio tra Riccardo Copreni e Lorenzo Maria Chierici.

Specializzata nella produzione di cortometraggi d’autore con una connotazione di genere e l’ambizione di interloquire con il pubblico, Eclettica presenterà a Milano una selezione di lavori che abbiamo potuto vedere in anteprima. Ed ecco cosa ci hanno raccontato i fondatori sul loro lavoro, sul cortometraggio oggi e su quello che ci aspetta domani.

Com’è nata Eclettica, e da dove nasce la scelta di concentrarsi sul corto cinematografico?

Riccardo Copreni: Eclettica è nata da incontro tra me e Lorenzo circa due anni fa. Stavo finendo la scuola di cinema e avevo creato una piccola realtà produttiva con alcuni compagni di corso. Lorenzo aveva fatto la stessa cosa. Ci siamo conosciuti tramite un amico sceneggiatore in comune, in effetti. Abbiamo deciso di unire le due realtà per averne una più forte e più variegata, eccoci qui.

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Da sinistra: FORGIVE US OUR TRESPASSES di Lorenzo Maria Chierici,
ADDIO, PER ADESSO di Andrea Sbarbaro e Riccardo Copreni, BICCHÈRI di Federico Fasulo (Eclettica)

Il motivo per cui ci siamo mossi sulla dinamica del corto è che eravamo troppo “piccoli” per poter affrontare lungometraggi. Il corto ha un tipo di produzione e finanziamento più agile e accessibile. È la strada che abbiamo scelto per farci le ossa, imparare, conoscere altri registi e poter spaziare anche su diversi temi. Nel nostro primo anno ne abbiamo prodotti parecchi. Invece, negli anni seguenti, ne abbiamo scelti meno ma più ambiziosi. Un nostro obbiettivo è però quello di cimentarci con il lungometraggio.

La mia impressione, da spettatrice, è che il cortometraggio sia spesso più ardito e coraggioso. Nei temi affrontati così come nelle scelte di regia, montaggio, persino sonoro.

Lorenzo Maria Chierici: È il regno del regista in toto, dato che, per natura, spesso è indipendente. Il regista può fare scelte libere dalle logiche che permeano la grande produzione o il lungometraggio. C’è molta libertà a livello di sperimentazione e anche di linguaggio. Si può osare di più, è vero.

Gli riconosco anche un ruolo di scoperta importante. Il regista grazie al lavoro sul corto si conosce, capisce davvero la sua cifra stilistica e quello che vuole raccontare.

Oggi girare un video in alta risoluzione o procurarsi un microfono valido non è proibitivo quanto lo poteva essere solo un paio di decine di anni fa. Le nuove tecnologie hanno reso più facile o no l’ingresso in questo settore?

Riccardo Copreni: È vero, l’avvento del digitale ha portato una grande democratizzazione del mezzo. È più facile girare, per tutti. Dall’altra ha portato però a una sorta di inflazione di produzione dei contenuti, non solo professionali. Di ogni livello. C’è ovviamente uno scarto tra l’attrezzatura professionale e quella disponibile per tutti, questo sì. All’inizio si passa attraverso il noleggio per non investire in troppe camere o ottiche differenti necessarie magari a un solo progetto.

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Still da IL DIO DEI GATTI È IMMORTALE, di Riccardo Copreni (Eclettica)

Questa democratizzazione del mezzo ha portato a un overload di prodotto, come dicevo. Quindi sì. è più facile girare, ma anche sì, è più difficile che il tuo prodotto venga visto. Il problema non è tanto nel mezzo ma nello sguardo. Quello che conta è come inquadri e come racconti, e quello il mezzo non te lo può fornire. Deve venire da te.

Come scegliete i progetti da realizzare, tra tutte le proposte che vi arrivano ogni giorno?

Riccardo Copreni: Abbiamo una nostra linea editoriale, che ci pone dei paletti su quello che ci interessa. Più che essere tematica è cinematografica. Che tipo di storie vorremmo vedere e come vorremmo che fossero raccontate. Ci siamo chiesti cosa può essere interessante per raccontare il presente, per smuovere qualcosa in chi guarda. Difficile scegliere a cosa dire sì e cosa dire no, ma quello che chiediamo sempre è che idee di cinema e di mondo ci sono in questo progetto, come diceva Truffaut. Se mancano quelli, non basta che ci sia una bella storia da raccontare.

Poi ci confrontiamo molto. Ogni progetto viene analizzato e discusso moltissimo prima di essere eventualmente approvato. Dobbiamo anche capire che ruolo avere. Se in quelli più strutturati magari siamo poco presenti, in quelli che invece presentano un seme di qualcosa che poteva ancora fiorire interveniamo, per arrivare a dar vita insieme a qualcosa che non c’era.

Lorenzo, a te la domanda “scomoda”. Come immagini il futuro del cortometraggio?

Lorenzo Maria Chierici: È una forma artistica che si sta rivalutando e si sta nobilitando. Lo vediamo sia dalla moltiplicazione dei festival ad esso dedicati, sia dalla scelta di registi molto rilevanti di tornare a cimentarsi con il cortometraggio. Sono sintomi che è un prodotto narrativo che sta cercando di ritagliarsi un suo spazio. Ci sono piattaforme specifiche per i corti, e anche canali mainstream come PrimeVideo stanno dedicando ad essi uno spazio.

Il cortometraggio sta passando dall’essere un esercizio necessario per poi arrivare al lungometraggio – per imparare e per sperimentare – all’essere anche un prodotto a sè. In futuro avrà molto più spazio, e ci saranno più esperienze di proiezione dei cortometraggi. Ne sono sicuro.

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Still da BICCHÈRI di Federico Fasulo (Eclettica)

E se proprio dal web venisse la spinta? Mi spiego. Youtube, TikTok, persino le serie sono forme di video breve, con sottoarchi narrativi efficaci, sotto ai 45 minuti. E se anche queste ci avessero abituati e formati ad apprezzare il cortometraggio? Pensiamo agli spettatori più freschi e nuovi, che si approcciano al video in questi formati. Non possono essere il pubblico ideale per il cortometraggio?

Lorenzo Maria Chierici: È una bella domanda e una riflessione molto acuta, e la mia risposta è un “sì, però”. È vero che l’attenzione media sta calando e il mercato fa leva su questo, adeguandosi al consumo di prodotti più brevi. La logica è anche che in due ore posso vedere più contenuti se sono più brevi. Una logica capitalista, almeno in una parte. Sicuramente può rendere la nuova generazione più propensa a stare davanti a un cortometraggio.

Però tutto questo “magma” della comunicazione odierna ci ha abituati a uno sguardo più limitato. Non siamo più abituati a uno sguardo contemplativo, o fortemente narrativo. Lo sguardo si sta appiattendo, omologando. Non so con certezza se il pubblico di oggi riuscirà ad approcciare davvero il cortometraggio cinematografico, soprattutto quello d’autore, che non può essere fruito con un occhio solo mentre si fa altro.

Riccardo Copreni: Secondo me no. Siamo abituati a fruire film che durano dai 90 minuti in su dall’inizio novecento, e non saranno le serie o i social media a cambiare questa cosa. In tutto questo, i corti si stanno ritagliando uno spazio, e non sono sicuro che possa essere quello del pubblico generalista. Si sta però ampliando la nicchia di cinefili che si sta interessando al corto, complici piattaforme come MUBI che stanno dando loro spazio. Vedremo!

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Still da LETIZIA di Francesco Manzato (Eclettica)

Eclettica presenta al pubblico una selezione di cinque tra i dodici cortometraggi prodotti nell’ultimo anno di attività, lunedì 20 marzo 2023 alle ore 21.00 presso il Cinema Martinitt di Milano. A chi parteciperà all’evento saranno consegnati degli occhiali 3D per fruire al meglio i cortometraggi. Non sarà solo una proiezione. Sarà un’immersione nell’assurdo, urticante cinema di Eclettica. Non mancate!

Milanese di nascita e nel cuore. Vivo di digital marketing di giorno, e di letture matte (ma mai disperatissime) di notte. Bevo litri di tè nero, e colleziono tacchi alti, con cui riesco a non perdere mai un treno.

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