IO & RHETT, intervista a Chiara Moscardelli
Chiara Moscardelli è senza dubbio una delle mie autrici del cuore. Da anni. Ho letto subito il suo ultimo libro, IO & RHETT (Sperling & Kupfer). E me ne sono innamorata, perché Rhett è un gatto davvero peculiare e ha una voce che parla ad ognuna di noi. Ecco cosa ci ha raccontato l’autrice in una divertente intervista fatta a Milano!
La trama
È un pomeriggio di fine gennaio quando Chiara incontra Rhett, otto anni e dodici chili di morbidezza. Il proprietario è morto all’improvviso e una collega le chiede di prendersene cura. La sua risposta è categorica: sarà solo per qualche giorno. Non diventerà mai una di quelle che trattano i gatti come figli, questo deve essere chiaro. Quando però lei e Rhett restano da soli, qualcosa cambia. Sarà l’aria da duro che ha dipinta sul muso o l’espressione enigmatica con cui la guarda, ma Chiara ne rimane totalmente conquistata. Da quel momento Rhett diventa un improbabile compagno di vita: amico, confidente e silenzioso consigliere. E così, mentre Chiara cerca di cavarsela tra una pandemia che sembra infinita e una serie di disavventure davvero incredibili, sarà proprio Rhett a insegnarle, giorno dopo giorno, che la vita vale la pena di essere vissuta. Sempre e comunque.
La nostra intervista
Ti leggo da anni, ormai, e ho avuto la sensazione che stavolta, anche grazie al supporto di Rhett, tu ti sia messa davvero “a nudo” sulla pagina. Complice anche la dimensione domestica del racconto, ho avuto l’impressione che emergesse una Chiara Moscardelli che forse ci hai sempre tenuto un po’ nascosta.
È verissimo. Ho esordito con Volevo essere una gattamorta e allora raccontavo me stessa ma con tutti i timori e i freni di quell’età. Nel corso del tempo ho scritto di donne alla ricerca del loro posto nel mondo, perché io mi sentivo così. Mi piaceva che alla fine queste donne, a differenza mia, ce la facessero a realizzare i loro sogni, O a colmare le loro mancanze: di affetto, di amore, di coraggio… Io magari non ci riuscivo, ma le mie protagoniste sì. Quando è arrivata la pandemia e ci siamo trovati tutti nelle nostre case, mi trovavo in una fase difficile della mia vita. Sentivo di dover fare dei cambiamenti ma non ci riuscivo. In quel momento è arrivato Rhett, che non avrei mai potuto immaginare perché… a me piacciono i cani!
Questa volta ho voluto raccontare davvero le mie paure, i miei sogni. Questa esigenza di aprirmi e di fare un’incursione nella mia realtà personale è sicuramente nata grazie a Rhett. Ma anche grazie a tutto ciò che ho dovuto gestire nei mesi più complessi del 2020. Ho realizzato che fino a quel momento mi ero sempre tenuta in superficie, pur con due romanzi che raccontavano di me. Ho superato la paura di andare in profondità, e ho raccontato ciò che provavo e pensavo davvero. Sembra assurdo, ma in effetti hai ragione: è il mio romanzo più intimo, nonostante parli di un gatto!
Purtroppo Rhett non parlava davvero, ma è stato un interlocutore fondamentale per tutto il romanzo.
Rhett è il mio grillo parlante. È la mia coscienza. Del resto durante il lockdown facevo grandi conversazioni con me stessa, col pretesto di parlare al gatto. Ho attribuito a lui i commenti e i giudizi nei miei confronti che, di fatto, venivano dal mio io interiore. Lo sguardo scettico di Rhett mi ha aiutata a darmi una regolata: del resto, se ti guarda così pure il gatto, fatti una domanda e datti una risposta!
Ed è Rhett a diventare il tuo guru dell’accettazione, che ho trovato molto tenero. Ma visto che ti ha insegnato molto sugli uomini, sono curiosa: e sulle donne?
Di donne nella mia vita ce ne sono molte, ma devo dire che con le amiche non ho mai avuto relazioni conflittuali. Ho sempre vissuto la solidarietà femminile reale, non pretestuosa. Le donne sono capaci di una tale cattiveria, a volte, che non è scontato avere delle amicizie pure e positive.
Proprio per il tuo esserti raccontata molto sin dall’inizio, e vista la cattiveria facile delle donne, ti sei mai pentita di aver svelato troppo? Magari in seguito a commenti poco gradevoli…
No, devo dire che non mi sono mai pentita di aver scritto o condiviso qualcosa. Però negli anni ho ricevuto davvero commenti che denotavano una totale assenza di empatia. Mi è stato apertamente detto che ero troppo brutta, o che meritavo le cose peggiori. Ma ci tengo a sottolinearlo: non ho mai letto commenti simili fatti da uomini. Fa riflettere.
Hai dato voce a moltissime donne, ma hai mai pensato di scrivere un intero romanzo dal punto di vista di un uomo?
È una domanda gettonatissima, e dovrò ascoltare questa richiesta delle lettrici. L’ho già fatto in parte, e ricordo di essermi divertita molto nel farlo. Evidentemente è una cosa che devo provare a fare, e di scoprire se ne sono capace. Potrei dare voce a un serial killer, per esempio! C’è da dire che con La ragazza che cancellava i ricordi un po’ mi ci sono avvicinata. E che mi piacerebbe dare un seguito a quella storia… Vedremo!
IO & RHETT di Chiara Moscardelli (Sperling & Kupfer) è in libreria!