the gilded age
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THE GILDED AGE, la recensione del primo (doppio) episodio

Dopo Downton Abbey e Belgravia, THE GILDED AGE è il nuovo period drama firmato Julian Fellowes in arrivo su Sky il 21 marzo.

Benvenuti nella Gilded Age della Storia Americana! Un periodo di grandi cambiamenti a livello economico, sociale e produttivo ma anche di crescente conflittualità tra vecchi e nuovi ricchi, all’alba della modernità. Per tutti gli appassionati degli intrighi alla Downton Abbey, ma non solo, arriva il 21 marzo su Sky Serie, on demand su Sky e in streaming su NOW THE GILDED AGE.

Già rinnovata per una seconda stagione, la serie è firmata da una vera e propria istituzione in tema di drammi in costume: sir Julian Fellowes. Dopo aver tratteggiato vizi e virtù della nobiltà inglese dei primi del ‘900 prima (Downton Abbey) e della prima metà dell’’800 poi (Belgravia), ci trasporta ora nell’età dorata americana di fine diciannovesimo secolo. Catapultandoci al centro del conflitto tra tradizione e modernità, con la nuova borghesia sempre più alla ribalta anche grazie all’avanzare delle conquiste tecnologiche che segnarono quegli anni.

THE GILDED AGE è scritta e prodotta da Julian Fellowes, affiancato nella produzione da Gareth Neame, David Crockett e Bob Greenblatt. Producono e dirigono Michael Engler e Salli Richardson-Whitfield.

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La trama

New York City, 1882. Dopo la morte del padre, la giovane Marian Brook – accompagnata dalla fidata Peggy Scott, aspirante scrittrice alla ricerca di un nuovo inizio -, si trasferisce dalla Pennsylvania nella Grande Mela. A ospitarla sono le sue ricche e aristocratiche zie, Agnes van Rhijn e Ada Brook. Ben presto Marian si ritrova però coinvolta in una guerra senza esclusione di colpi tra una delle sue zie, l’incarnazione vivente della tradizione, e i suoi ricchissimi vicini, un magnate dell’industria ferroviaria e la sua ambiziosa moglie, George e Bertha Russell. A cavallo di un mondo sull’orlo di una modernità ormai imminente, cosa sceglierà Marian? Seguirà le regole sociali prestabilite, o costruirà da sola la propria personalissima strada?

La nostra recensione

Scontri generazionali, scontri tra classi sociali, scontri tra old money e new money. La parola chiave di questo episodio di apertura è sicuramente SCONTRI. In una New York che cambia volto, in cui si ergono nuovi palazzi con soldi che non derivano da eredità plurigenerazionali, c’è chi con queste novità non desidera convivere. Affatto. La tradizione (e la “vecchia new York”) è incarnata dall’intransigente e orgogliosa ereditiera Agnes van Rhijn (Christine Baranski, semplicemente sublime), spalleggiata dalla sorella Ada Brook (una Cynthia Nixon al suo meglio). La modernità ha le appariscenti sembianze della ricchissima coppia borghese interpretata da Morgan Spector e Carrie Coon. I due si sono appena trasferiti in un nuovissimo e sfarzoso palazzo a pochi metri dalla storica dimora delle due sorelle.

E nel mezzo? Marion Brook (Louisa Jacobson Gummer), la malcapitata nipote di Agnes e Ada che si ritroverà suo malgrado, insieme all’aspirante scrittrice Peggy Scott (Denée Benton), nel bel mezzo di una contesa tra le zie e i nuovi, rampanti vicini. Le due legano quando Peggy soccorre Marion in stazione dopo il furto della sua borsa, e le due raggiungono insieme New York. Tutto e tutti tentato di ricordare loro quanto siano diverse, a cominciare dal colore della pelle e continuando con l’estrazione sociale, ma le due stringono da subito un’amicizia sincera.

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THE GILDED AGE fotografa un momento particolare della storia sociale ed economica americana. Quello in cui chi non è nato ricco può effettivamente diventarlo grazie al lavoro. Ciò che prima era una condizione deprecabile agli occhi della nobiltà (dover lavorare per mantenersi), può essere la strada per il successo e la ricchezza. Destabilizzante, per chi faceva del vivere di rendita grazie a ciò che era stata costruito dai suoi predecessori un punto di vanto.

Ma anche tra chi è nato agiato non manca chi si sente toccato dai fermenti della nuova era. E magari desidera affermarsi per qualcosa di più che per la capacità di organizzare feste eleganti. Marion Brook, benché grata alle zie Agnes e Ada per l’ospitalità, fatica a sottostare al rigido codice di comportamento richiesto dalla prima. E trova presto un’alleata insperata nella seconda, solo apparentemente priva della verve necessaria.

Devo essere sincera, però, il personaggio femminile più interessante è quello della signora Russell (Carrie Coon). Determinata a farsi accettare dalle donne dell’alta società, manda giù a fatica il loro considerarla inferiore (in quanto non nobile). Lei e il marito hanno un rapporto invidiabile e la medesima voglia di riuscire, e la capacità di reagire con classe anche a un fallimento. Non vedo l’ora di scoprire cosa li attende, e faccio sicuramente il tifo per loro, alla faccia della vecchia New York.

THE GILDED AGE parla di donne che lottano per vedere affermati i propri diritti, ma anche di discriminazione, e di immigrazione. Temi così attuali che, se da un lato è confortante realizzare quanti passi avanti siano stati fatti, è anche un monito per ricordare quanti ancora ne restino.

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Il primo (doppio) episodio è coinvolgente al punto giusto, e fa desiderare di poter vedere subito l’intera stagione: sapete cosa fare lunedì sera!

THE GILDED AGE andrà in onda dal 21 marzo su Sky Serie. Sarà anche disponibile on demand su Sky e in streaming su NOW.

Milanese di nascita e nel cuore. Vivo di digital marketing di giorno, e di letture matte (ma mai disperatissime) di notte. Bevo litri di tè nero, e colleziono tacchi alti, con cui riesco a non perdere mai un treno.

One Comment

  • Silvia Trevale

    Purtroppo non ho Sky. Fellowes è una garanzia. Questa serie mi interessa in modo particolare, perché si svolge nello stesso periodo storico e nello stesso ambiente di un film tra i miei preferiti, L’età dell’innocenza, di Martin Scorsese.

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